ANAC è intervenuta perché il progetto del nuovo stadio Tardini non è un’iniziativa privata, come politica e stampa locale vogliono farci credere, ma un appalto pubblico con rischi e oneri economici a carico del Comune di Parma
Come abbiamo più volte cercato di spiegare nei nostri articoli Stadio Tardini: nuova tegola sul progetto e Stadio Tardini: purché non se ne parli, il progetto di rifacimento del Tardini ha un piano economico finanziario (PEF) che non sta in piedi, aspetto di tale rilevanza e criticità da mettere in secondo piano tutto il resto.
Nel caso di un appalto in partenariato pubblico privato in finanza di progetto, si vedano i nostri articoli Stadio Tardini: tra il privato e il Comune, alla fine chi pagherà il conto?, Stadio Tardini: alla fine pagherà Pantalone?, la sostenibilità economico-finanziaria è un fattore essenziale e ineludibile per tutelare gli interessi (e le finanze) dell’ente pubblico concedente, in questo caso il Comune di Parma, cioè tutti i suoi cittadini.
È falso e mistificatorio affermare che “il Comune non ci mette un soldo”, anche se il progetto fosse interamente finanziato dal privato, senza contributi pubblici
Dato che si tratta di appalto in partenariato pubblico privato i rischi e gli oneri economici del progetto ricadono inevitabilmente anche sull’ente pubblico concedente. Per cui è falso e mistificatorio affermare che il Comune di Parma non ci metterà un soldo, anche se il progetto fosse interamente finanziato dal privato, senza contributi pubblici.
Ancora più falso appare il mantra che “il Comune non ci mette un soldo” per il fatto che questa amministrazione comunale intende mettere a disposizione del privato, per il suo uso e profitto esclusivo, un bene pubblico del valore a bilancio di € 55,6 milioni a titolo gratuito.
Una volta approvato il PEF e sottoscritta la convenzione ci si muoverà in un contesto in cui il privato cercherà di “scaricare” il più possibile gli imprevisti e i conti in rosso sull’ente pubblico
L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e la Corte dei Conti hanno più volte evidenziato come, una volta che l’ente pubblico (concedente) avrà approvato il PEF e sottoscritta la convenzione, ci si muoverà in un contesto in cui il privato (concessionario) cercherà di “scaricare” il più possibile sulla pubblica amministrazione gli imprevisti e i risultati economici eventualmente al di sotto delle previsioni, invocando di volta in volta la clausola del RIEQUILIBRIO.
Più irrealistico è il PEF del progetto stadio, più salato sarà il conto che dovrà pagare il Comune, cioè tutti i cittadini di Parma
Più il PEF approvato dalla Conferenza dei servizi è irrealistico, cioè più i costi di realizzazione sono elevati, più i ricavi da stadio sono sopravvalutati e più i costi di gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria sono sottovalutati, maggiore sarà la probabilità (e il rischio) che il privato concessionario possa avvalersi della clausola del RIEQUILIBRIO per “scaricare” gli imprevisti e i conti in rosso sull’ente pubblico concedente.
Stiamo parlando di un investimento di € 168,8 milioni e un volume di affari complessivo dichiarato di € 1,34 miliardi per i 90 anni di concessione richiesti dal privato. Con il PEF che non regge alla più elementare prova dei fatti, una parte consistente di quelle cifre finirà inevitabilmente a carico del Comune, cioè sulle spalle dei cittadini di Parma, dei loro figli, nipoti e pronipoti.
ANAC ha aperto un’istruttoria sul procedimento del Tardini sulla base di un esposto che riguarda la mancanza della fattibilità economico-finanziaria del progetto
ANAC ha aperto un’istruttoria sul procedimento del nuovo stadio Tardini sulla base di un esposto che tratta i seguenti punti:
- La mancata approvazione del piano economico finanziario (PEF) del progetto preliminare presentato il 21/5/2021, bocciato in Conferenza dei servizi perché ritenuto insostenibile dalla società di consulenza ingaggiata dal Comune per valutarlo. Fatto che rende nullo l’intero procedimento per mancanza della fattibilità economico-finanziaria del progetto, condizione essenziale per garantire la concreta capacità di eseguire la prestazione per l’intero arco temporale della concessione. Nullità che travolge tutti gli atti successivi del procedimento e rende inammissibile il progetto definitivo.
- Il divario ingiustificato ed esorbitante dei valori di realizzazione e gestione dell’opera tra il progetto preliminare e il definitivo. L’investimento dichiarato lievita da € 93,6 milioni (per 24.738 posti a sedere) del progetto preliminare presentato il 21/5/2021, per arrivare a € 168,8 milioni (per 20.986 posti a sedere) del definitivo presentato il 13/9/2023, con un aumento dell’80%. I ricavi complessivi da stadio aumentano da € 612 milioni del progetto preliminare a € 1,34 miliardi del definitivo, con un incremento del 120%.
Non c’è da stupirsi, quindi, che la massima autorità di vigilanza dello Stato sull’operato della pubblica amministrazione in materia di trasparenza e corruzione sia intervenuta.
Tali e tanti sono gli interessi sull’affare dello stadio che la politica locale preferisce restare in silenzio
Tutto questo lasciato correre nel silenzio della Giunta e del Consiglio comunale, maggioranza e opposizioni (tutti) senza eccezioni. Gli stessi che si riempiono la bocca di parole come “trasparenza”, che è un obbligo per le pubbliche amministrazioni, invece rimangono chiusi sotto una cappa di mutismo che nemmeno la notizia dell’intervento di ANAC sul più grande appalto pubblico della città di Parma dal dopoguerra è riuscita a rompere. Anche nella seduta del Consiglio comunale del 9/12/2024 nessuno ne ha fatto il minimo cenno.
Tali e tanti sono gli interessi sull’affare immobiliare dello stadio e sui possibili futuri “sviluppi” intorno (scuola Puccini-Pezzani, parco Giacomo Ferrari, ecc.) che nessuno della politica locale ha convenienza a parlare dei reali problemi del progetto. Le opposizioni rinunciano addirittura a cogliere l’opportunità politica dell’intervento di ANAC.