Anche il sindaco Michele Guerra conferma quello che l’Osservatorio sostiene da sempre: che il progetto del nuovo stadio Tardini non è privato

“Nelle città, come la nostra, che hanno deciso che la proprietà dello stadio debba restare pubblica l’operazione è più complicata.”

“Il rallentamento o i ritardi dipendono dal fatto che lo stadio deve restare pubblico.”

“indiscrezioni che si susseguono soprattutto sulla solidità del piano economico finanziario”

Michele Guerra, Parma Repubblica, 17/12/2024

Il Comune rischia di dover sborsare fino a € 1,5 miliardi in 90 anni!

Con parole accuratamente pronunciate fuori dalle sedi istituzionali, il sindaco Michele Guerra conferma il sostegno alla scelta di mantenere lo stadio pubblico ma omette di spiegare la conseguenza più importante. Se il nuovo stadio resta di proprietà pubblica, restano pubblici anche i rischi e gli oneri legati alla sua realizzazione e gestione. Tra investimento iniziale (€ 168 milioni) e ricavi da stadio per 87 anni (€ 1,35 miliardi) dichiarati nel piano economico finanziario (PEF) depositato il 13/9/2023, la posta in gioco è di € 1,5 miliardi (a valore attuale) che rischiano di finire (quanto meno in parte) a carico dei cittadini di Parma, dei loro figli, nipoti e pronipoti per cinque generazioni.

Profitti al privato, rischi e oneri al pubblico

Se chi avrà in concessione pubblica lo stadio (Krause o chi lo rimpiazzerà in futuro) non riuscirà a realizzare le entrate da stadio preventivate (€ 16,2 milioni all’anno) o non riuscirà a sostenere i costi operativi e di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto per tutta la durata della concessione, il rischio è che la differenza la dovrà mettere il Comune in virtù della clausola del riequilibrio in base al PEF.

Si vedano Stadio Tardini: tra il privato e il Comune, alla fine chi pagherà il conto? e Stadio Tardini: alla fine pagherà Pantalone?.

Lo stesso sindaco Michele Guerra ammette che Parma ha scelto la strada più lunga e complicata per realizzare lo stadio

Quando il sindaco Guerra afferma “il rallentamento o i ritardi dipendono dal fatto che lo stadio deve restare pubblico” e per questo “l’operazione è più complicata”, in sostanza ammette che le lungaggini sono esclusivamente a causa delle scelte del Comune.

Egli stesso aggiunge che “ad aprile 2025 saranno trascorsi quattro anni dalla presentazione del primo progetto”. Tuttavia il primo progetto non è quello del 21/5/2021 voluto da Krause, bensì quello presentato il 9/9/2020 da Nuovo Inizio (Guido Barilla, Impresa Pizzarotti e soci) che prevedeva addirittura l’abbattimento della scuola Puccini-Pezzani per fare spazio allo stadio.

Si veda Stadio Tardini: Marco Bosi “ci saranno interventi e investimenti privati del Parma Calcio, ma a impatto pubblico, fuori dallo stadio”.

Udine, Frosinone, Bergamo e ora anche Milano per i nuovi stadi hanno scelto soluzioni più semplici e a rischio economico zero per i loro cittadini

Quando il sindaco Guerra sostiene che “nelle città che hanno deciso che la proprietà dello stadio debba restare pubblica l’operazione è più complicata”, dimentica di dire che i più importanti interventi di ammodernamento di stadi di calcio degli ultimi 5 anni (Bluenergy, Udine; Benito Stirpe, Frosinone; Gewiss, Bergamo) sono stati realizzati in forma esclusivamente privata, senza rischi per le casse delle rispettive amministrazioni comunali. E ora anche il sindaco di Milano prospetta la stessa scelta a rischio economico zero per i suoi cittadini.

Si vedano Stadio Tardini: perché è tutto fermo e Stadio Tardini: follow the money.

Vendita dello stadio (Bergamo e, in prospettiva, Milano) o cessione del diritto di superficie a tempo determinato (Udine, Frosinone), in tutti i casi il rischio per le casse del comune è zero.

A differenza di Parma, quindi, nessuna delle sopra citate amministrazioni comunali, per gli evidenti e concreti rischi che comporterebbe per le loro finanze, ha accettato di legarsi mani e piedi al privato per quasi un secolo con un contratto di partenariato pubblico-privato. Una scelta avveduta e lungimirante, che così protegge i propri cittadini dal doversi fare carico dei rischi e oneri connessi alla costruzione, gestione, conduzione e manutenzione dei rispettivi impianti sportivi, che in tutti i casi, qualunque cosa succeda, rimangono esclusivamente a carico del privato.

Piano economico finanziario (PEF) del nuovo Tardini insostenibile: non si tratta di “indiscrezioni” ma risulta dagli atti del Comune

Per quanto riguarda il commento sulle “indiscrezioni che si susseguono soprattutto sulla solidità del piano economico finanziario” … signor Sindaco, non offenda l’intelligenza dei suoi cittadini. Non si non si tratta di “indiscrezioni”, ma del parere formale della società di consulenza ingaggiata proprio dal Comune. Parere confermato negli atti dell’amministrazione comunale dove risulta che IL PIANO ECONOMICO FINANZIARIO del progetto preliminare NON È SOSTENIBILE e NON È STATO APPROVATO.

Il PEF del progetto preliminare è stato bocciato perché insostenibile. Tra i molteplici rilievi negativi l’advisor ingaggiato dal Comune ha ritenuto i ricavi di gestione dello stadio fortemente sopravvalutati rispetto ai comparativi (benchmark) di mercato. Ora come si può ritenere verosimile che uno stadio con 3.752 posti in meno (-15,2%) e con le altre caratteristiche e funzioni in sostanza invariate possa generare ricavi annuali superiori di più del doppio (+122,2%)? Cosa (o chi) spinge l’amministrazione comunale a tanto pericoloso ottimismo?

Come mai Parma ha scelto la strada più lunga e complicata dove i cittadini rischiano di (ri)metterci fino a € 1,5 miliardi?

Come mai l’amministrazione comunale di Parma ha scelto la strada più lunga e complicata per realizzare lo stadio e più rischiosa per le proprie finanze, cioè quella in cui i cittadini rischiano di (ri)metterci fino a € 1,5 miliardi?

Come mai i nostri amministratori non hanno optato per la più semplice e sicura vendita del diritto di superficie a tempo determinato (ex artt. 952 e 953 c.c.), in modo che il Tardini sia realizzato e gestito in forma privata, con tutti i rischi e gli oneri economici dell’operazione esclusivamente a carico del privato, e con il terreno che allo scadere del contratto tornerebbe (con tutto quello che c’è sopra e sotto) di proprietà del Comune?

Stiamo parlando del più cospicuo appalto pubblico della città dal dopoguerra ma nessuno, politici di maggioranza e opposizione e organi di stampa, affronta la questione economica.