Il Comune di Milano preferisce che il nuovo stadio sia realizzato in forma privata per non esporre i propri cittadini ai rischi di un appalto in partenariato pubblico privato in finanza di progetto
Il Comune di Milano punta a vendere San Siro a Inter e Milan entro l’estate 2025. Il sindaco Giuseppe Sala ha comunicato l’orizzonte temporale dell’operazione di acquisto da parte dei due club.
Con questa scelta l’amministrazione comunale ambrosiana fa in modo che il nuovo stadio sia realizzato in forma completamente privata per non esporre i propri cittadini ai rischi di un appalto in partenariato pubblico privato in finanza di progetto di durata pluridecennale se non secolare.
Il partenariato pubblico privato (PPP) in finanza di progetto, in breve PPP in project financing, consiste in un’operazione di finanziamento di un progetto di interesse pubblico da parte di un soggetto privato e in grado di generare flussi di cassa sufficienti a remunerare l’investimento e a garantire utili (in altre parole garantire l’equilibrio economico-finanziario) per tutta la durata della fase di gestione dell’opera.
La differenza tra un’iniziativa privata e un appalto in PPP in project financing
Quale è la differenza sostanziale tra un’iniziativa privata e un appalto in partenariato pubblico privato in finanza di progetto? Nel caso di un’iniziativa privata tutti i rischi economici connessi alla realizzazione e alla gestione dell’opera sono interamente a carico del privato, invece nel caso di concessione di costruzione e gestione in partenariato pubblico privato, nota anche come PPP in project financing, per la natura del rapporto contrattuale che si instaura, i rischi e gli oneri economici dell’operazione ricadono inevitabilmente anche sull’ente pubblico.
L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) e la Corte dei Conti hanno più volte evidenziato come, una volta che l’ente pubblico (concedente) avrà approvato il piano economico finanziario (PEF) e sottoscritta la convenzione, ci si muoverà in un contesto in cui il privato (concessionario) cercherà di “scaricare” il più possibile sulla pubblica amministrazione gli imprevisti e i risultati economici eventualmente al di sotto delle previsioni, invocando di volta in volta il riequilibrio sulla base del PEF approvato in Conferenza dei servizi.
Si vedano i nostri articoli: Stadio Tardini: tra il privato e il Comune, alla fine chi pagherà il conto?, Stadio Tardini: nuova tegola sul progetto, Stadio Tardini: alla fine pagherà Pantalone?, Stadio Tardini: perché è tutto fermo.
Non importa se il Comune di Milano effettuerà la vendita del bene pubblico stadio, come ha fatto Bergamo per il Gewiss, o sceglierà di vendere il diritto di superficie a tempo determinato, come hanno fatto Torino per l’Allianz, Udine per il Bluenergy e Frosinone per il Benito Stirpe. In entrambi i casi gli oneri per la realizzazione e la gestione del nuovo stadio rimangono esclusivamente a carico del privato, senza esporre ad alcun rischio le finanze dell’amministrazione comunale e i suoi cittadini.
Come mai il Comune di Parma acconsente invece a legarsi mani e piedi a un privato con un contratto di PPP in project financing della durata di quasi un secolo?
C’è da chiedersi come mai, invece, l’amministrazione Guerra-PD, in perfetta continuità con quella Pizzarotti-Effetto Parma, acconsente a legarsi mani e piedi a un privato con un contratto di PPP in project financing di durata quasi secolare, con tutti i potenziali rischi e oneri che questa modalità contrattuale implica per le finanze del Comune, cioè di tutti i cittadini di Parma, dei loro figli, nipoti e pronipoti. Peraltro non si tratta di un’opera pubblica essenziale come un ospedale o una scuola, ma di uno stadio di calcio a uso e profitto esclusivo di un privato.
Esistono soluzioni meno rischiose del PPP in project financing. Perché gli amministratori pubblici di Parma non le hanno considerate?
Come abbiamo visto, esistono soluzioni diverse dal PPP in project financing che comportano molti meno rischi per le finanze del Comune. Perché la Giunta e il Consiglio comunale di Parma non le hanno considerate?
Come mai i nostri amministratori comunali non hanno optato per una più semplice e sicura vendita del diritto di superficie a tempo determinato (ex artt. 952 e 953 c.c.), in modo che lo stadio sia realizzato e gestito in forma privata, con tutti i rischi e gli oneri dell’operazione indubbiamente a carico del privato, e con il terreno che allo scadere del contratto tornerebbe (con tutto quello che c’è sopra e sotto) di proprietà del Comune?