Da oltre un anno dal deposito del progetto definitivo in Comune tutto sembra essersi bloccato

Dopo gli iniziali trionfalistici annunci della giunta comunale di Parma e della stampa locale, che prospettavano tempi brevissimi e un via libera praticamente scontato, da oltre un anno dalla presentazione del progetto in Comune tutto sembra essersi bloccato.

Il progetto definitivo del Tardini è stato infatti depositato in Comune il 12/9/2023. La Conferenza dei servizi, che per legge ha 90 giorni al massimo per decidere, è stata convocata il 23/9/2023. Il 24/10/2023 era già sospesa, poi è stata ripresa, poi di nuovo sospesa, per poi rimanere incagliata tra le più fantasiose e disparate dichiarazioni e smentite dei vari attori in gioco.

Mentre i vertici della giunta comunale cercano di giustificare il perdurante stallo a causa di non meglio precisati “aspetti prettamente tecnici relativi agli impianti” da chiarire con il Parma Calcio 1913 e la stampa locale sproloquia di fantomatici “inghippi burocratici”, la realtà è un’altra.

Il maggiore problema del progetto del Tardini è il piano economico finanziario

Come abbiamo più volte cercato di spiegare nei nostri articoli Stadio Tardini: nuova tegola sul progetto e Stadio Tardini: purché non se ne parli, il progetto di rifacimento del Tardini ha un piano economico finanziario (PEF) che non sta in piedi, aspetto di tale rilevanza e criticità da mettere in secondo piano tutto il resto.

Nel caso di un appalto pubblico dove il privato partecipa all’investimento, si veda il nostro articolo Stadio Tardini: tra il privato e il Comune, alla fine chi pagherà il conto?, la sostenibilità economico-finanziaria dell’investimento è un fattore essenziale e legalmente ineludibile.

La “concessione di costruzione e gestione in partenariato pubblico privato”, nota anche come “PPP in finanza di progetto” o “PPP in project financing”, prevede che i rischi economici del progetto ricadano inevitabilmente anche sull’ente pubblico concedente.

Per cui è del tutto falso e mistificatorio affermare che il Comune non ci metterà un soldo, anche se l’investimento fosse interamente finanziato del privato, perché il rischio che ciò accada sussiste per la natura stessa del rapporto contrattuale che l’amministrazione comunale ha deciso di istituire col privato.

Tutto si gioca su tre documenti fondamentali

Questi sono i documenti chiave per stabilire la reale sostenibilità dell’operazione Tardini e su chi ricadranno gli oneri e i rischi economici tra l’ente pubblico concedente e il privato concessionario:

  • il piano economico finanziario (PEF) di cui deve essere rigorosamente provata la sostenibilità (Attenzione: se l’ente pubblico in Conferenza dei servizi approva un PEF irrealistico o non sostenibile, rimarrà obbligato contrattualmente per tutta la durata della concessione a contribuire a ripianare la gestione del privato concessionario, la c.d. clausola del “riequilibrio”, sulla base dei valori che ha approvato);
  • la matrice dei rischi, che individua i rischi economici e li suddivide tra quelli a carico del privato concessionario e quelli a carico dell’ente pubblico concedente;
  • la convenzione, cioè il contratto generale che regola i rapporti e le obbligazioni tra l’ente pubblico e il privato nell’ambito della concessione per tutta la sua durata.

Ma allora, come mai proprio questi tre documenti, che le norme del Codice dei contratti pubblici, la magistratura Amministrativa, la Corte dei Conti e l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) definiscono essenziali, non si trovano nell’Elenco Elaborati del Progetto Definitivo (una lista di ben 716 documenti) pubblicato sul sito web del Comune di Parma alla pagina dedicata allo Stadio Tardini?

La differenza sostanziale tra il progetto dello stadio di Krause e quelli già realizzati

Negli ultimi 10 anni in Italia sono stati realizzati 3 nuovi stadi in forma esclusivamente privata. Cioè nessuna delle amministrazioni comunali coinvolte (Udine, Frosinone, Bergamo) ha accettato di esporsi al rischio economico che comporta legarsi a un privato con un contratto di concessione in partenariato pubblico privato (PPP) in finanza di progetto di durata pluridecennale.

Udine, stadio Bluenergy

Ristrutturazione dello stadio esistente, passato da proprietà del Comune a proprietà privata mediante la semplice vendita a tempo determinato del diritto di superficie dell’area su cui si trova l’impianto. Proprietà: Udinese Calcio. Capienza attuale: 25.132 posti a sedere. Costo: € 30 milioni.

Iniziativa totalmente privata (no PPP) e quindi nessun rischio economico per il Comune.

Frosinone, stadio Benito Stirpe

Costruzione del nuovo stadio in periferia, su un’area ceduta dal Comune mediante vendita a tempo determinato del diritto di superficie, e demolizione del vecchio impianto storico “Matusa” situato in pieno centro abitato, il cui spazio è stato trasformato in parco pubblico. Proprietà: Frosinone Calcio. Capienza attuale: 16.227 posti a sedere. Costo: € 20 milioni.

Iniziativa totalmente privata (no PPP) e quindi nessun rischio economico per il Comune.

Bergamo, stadio Gewiss

Ristrutturazione dello stadio esistente per fasi separate (2019 Curva Nord, 2020 Tribuna Est, 2023 Curva Sud, 2024 nuova illuminazione) dopo la vendita al privato dell’area dell’impianto mediante asta pubblica da parte del Comune di Bergamo. Proprietà: Stadio Atalanta (società creata appositamente e controllata da Atalanta Bergamasca Calcio). Capienza attuale: 24.950 posti a sedere. Costo: € 100 milioni.

Ancora di più in questo caso l’iniziativa è totalmente privata con zero rischi economici per il Comune.

Udine, Frosinone e Bergamo per i nuovi stadi hanno scelto soluzioni a rischio zero

A differenza di Parma, quindi, nessuna delle sopra citate amministrazioni comunali ha accettato, per gli evidenti e concreti rischi che avrebbe comportato per le loro finanze, di legarsi mani e piedi al privato per molte decine di anni con un contratto di PPP in finanza di progetto, sottraendosi così dal doversi fare carico di eventuali rischi e oneri connessi alla costruzione, gestione, conduzione e manutenzione dei rispettivi impianti sportivi, che in tutti e tre i casi, qualunque cosa succeda, rimangono esclusivamente a carico del privato.

Il nuovo Tardini: € 168,8 milioni di costo dell’opera, € 1,34 miliardi di volume di affari per i 90 anni di concessione chiesti dal privato

Per quanto riguarda il Tardini, stiamo parlando di un’opera che comporta un investimento iniziale di € 168,8 milioni e un volume di affari complessivo dichiarato di € 1,34 miliardi per i 90 anni di gestione in concessione richiesti dal privato.

Con un piano economico finanziario (PEF), elemento critico in assoluto, che non regge alla più elementare prova dei fatti, sussiste una elevata probabilità che una parte di quelle considerevoli cifre finisca a carico del Comune, cioè sulle spalle di tutti i cittadini.

Come mai Parma ha scelto la strada più rischiosa per i propri cittadini?

Come mai l’amministrazione Guerra-PD, in perfetta continuità con quella Pizzarotti-Effetto Parma, ha scelto la strada più rischiosa per le proprie finanze, cioè per i propri cittadini?

Come mai i nostri amministratori non hanno optato per una più semplice e sicura vendita del diritto di superficie a tempo determinato (ex artt. 952 e 953 c.c.), in modo che il Tardini sia realizzato e gestito in forma privata, con tutti i rischi e gli oneri dell’operazione indubbiamente a carico del soggetto privato?