“Timeo Danaos et dona ferentes”. Con queste parole Laocoonte cercò di dissuadere i Troiani a portare dentro le mura il famoso cavallo donato dai Greci. Sappiamo come andò a finire.
Da quando, nel 2013, è stata approvata la prima versione della cosiddetta “Legge stadi”, la squadra del Parma calcio ha cambiato 7 proprietà: Ghirardi, Taçi, Manenti e, dopo il fallimento, Nuovo Inizio, Lizhang, ancora Nuovo Inizio, Krause. Figure molto diverse tra loro, ma tutte accomunate dal progetto più o meno dichiarato di “donare” alla città e a loro stessi un Tardini nuovo trasformandolo in uno stadio di proprietà.
“Sogno di ristrutturare il Tardini per dare lustro alla società, alla città di Parma.”
Tommaso Ghirardi, 09/10/2010
“Dobbiamo riportare il Parma dove gli compete, partiamo da due pilastri come il centro sportivo di Collecchio e il Tardini. Da queste due infrastrutture cominceremo il nostro lavoro.”
Jiang Lizhang, 15/11/2017
“È tempo di una profonda ristrutturazione del Tardini. Presenteremo all’amministrazione comunale e all’intera comunità di Parma un progetto per la ristrutturazione dello stadio al fine di ottenere una concessione di lunga durata.”
Pietro Pizzarotti, 31/12/2019
“Sono entusiasta di guidare questo importante lavoro di riqualificazione di modo che la bella città di Parma abbia lo stadio che merita.”
Kyle Krause, 15/12/2020
“Il luogo dove si trova è il luogo perfetto per la città e l’unico luogo possibile per creare energia, positività ed emozione che ci permette anche di sviluppare quello che si può creare intorno.”
Kyle Krause, 16/03/2022
Grazie alla “Legge stadi” ognuno di loro avrebbe potuto presentare in Comune un progetto di nuovo stadio e una volta ricevuto l’ok della Conferenza dei servizi, ottenere la concessione in project financing, demolire e ricostruire l’impianto sportivo e poi gestirlo per una durata fino a 99 anni.
L’imprenditore di Carpenedolo
Tommaso Ghirardi, socio dell’azienda di famiglia La Leonessa S.p.A., il 25/1/2007, assieme ai soci Banca Monte Parma S.p.A. e Angelo Medeghini, tramite la holding Eventi Sportivi S.p.A., acquisisce la società Parma Football Club S.p.A. (Parma F.C.) dall’amministratore straordinario Enrico Bondi chiamato a gestire il crac Parmalat.
La società Parma F.C., nata nel 2004 dalle ceneri del fallimento di Parma Associazione Calcio S.p.A. (Parma A.C.), da 2 anni manteneva la massima categoria del campionato nazionale grazie alla legge fallimentare Marzano. Nel 2013 arrivano le prime avvisaglie sulle difficoltà economiche del club. Dopo la mancata concessione della licenza UEFA, causata dal ritardo nel pagamento di una scadenza IRPEF, Ghirardi prima rassegna le dimissioni, poi le ritira, e nel dicembre 2014 cede il club alla società cipriota Dastraso Holding.
Il 22/7/2020 verrà condannato in primo grado dal Tribunale di Parma a 4 anni di carcere per bancarotta fraudolenta aggravata per un “buco” di € 218 milioni nelle finanze della società.
Il petroliere albanese
Il “petroliere” albanese Rezart Taçi, tramite la società cipriota Dastraso Holding, acquisisce il Parma F.C. da Tommaso Ghirardi. Viene accolto a braccia aperte dalle autorità cittadine e dai salotti buoni dell’imprenditoria parmigiana — alla cena di benvenuto al Palace Hotel Maria Luigia ci sono il sindaco Federico Pizzarotti e il direttore e il presidente dell’Unione Parmense Industriali Cesare Azzali e Alberto Figna — nonché presentato dalla stampa come un imprenditore a capo di un gruppo da 1,5 miliardi e con 1.500 dipendenti.
Dopo un solo mese decide di portare i libri in Tribunale asserendo che nel corso della trattativa gli era stato nascosto il reale indebitamento della società. Circostanza smentita dalla sentenza del Tribunale di Milano del 2/7/2019, che ha stabilito come la Dastraso Holding, prima della firma dell’atto di acquisizione delle quote, avesse effettuato un’accurata due diligence della situazione dei conti del Parma F.C. e solo successivamente avesse disatteso gli impegni presi, rendendo definitivamente impossibile mantenere la continuità aziendale “per evidente fatto e colpa di Dastraso che, per quanto risulta agli atti, non si è minimamente attivata per l’adempimento”.
Attualmente Rezart Taçi è rinviato a giudizio a piede libero per frode e riciclaggio per conto di una organizzazione criminale mafiosa e risulta ricercato dalla DIA e dall’antimafia albanese.
L’imprenditore di Nova Gorica
A inizio febbraio 2015, Giampietro Manenti, titolare della società Mapi Group con sede in una casa di periferia a Nova Gorica in Slovenia e capitale sociale di € 7.500, subentra a Taçi e in poche settimane accompagna il Parma F.C. al fallimento, decretato il 13/3/2015 dal Tribunale di Parma con € 218 milioni di debiti insinuati al passivo.
Pochi giorni dopo, Giampietro Manenti viene arrestato nell’ambito di un’operazione, coordinata dalla Procura di Roma, contro il riciclaggio e l’autoriciclaggio aggravato dal metodo mafioso.
I “magnifici sette”
Dopo che le aste gestite dai curatori fallimentari, i parmigiani dottori Vincenzo Piazza (per Eventi Sportivi S.p.A.) e Angelo Anedda e Alberto Guiotto (per il Parma F.C.), vanno deserte, il Tribunale di Parma, nella persona del giudice Pietro Rogato, decreta il fallimento. La squadra riesce in qualche modo a finire il campionato in serie A all’ultimo posto in classifica.
A quel punto Guido Barilla, Impresa Pizzarotti & C. S.p.A., Marco Ferrari, l’avv. Giacomo Malmesi, Dallara S.p.A., Mauro Del Rio ed Errea S.p.A. fondano la società Nuovo Inizio S.r.l. che a sua volta costituisce il nuovo club con il nome di Società Sportiva Dilettantistica Parma Calcio 1913 S.r.l. e riesce a iscriverla in sovrannumero al campionato di serie D, non dopo una disputa sul titolo sportivo con la società Ma.Gi.Co S.r.l. di Giuseppe Corrado (The Space Cinema) ed Enzo Ricci.
Il modello gestionale dei soci parmensi si rivela vincente almeno sul campo, perché la squadra chiude la stagione del campionato 2015-2016 in testa alla classifica di serie D. Tuttavia, malgrado la “gestione oculata” e l’apporto economico della neonata società di azionariato diffuso — composta da tifosi, imprenditori e politici locali — Parma Partecipazioni Calcistiche S.p.A., la squadra chiude la stagione con una perdita di € 1,7 milioni.
I componenti della compagine societaria locale si presentano alla città come “traghettatori” che avrebbero lasciato la guida del club appena individuato un socio con maggiore disponibilità a investire. Nel 2017 trovano questa figura in Jiang Lizhang, titolare della Link International Sports Ltd. Dopo asserite inadempienze del socio cinese e una disputa legale per il controllo delle quote, i soci parmensi tornano in possesso della maggioranza della società, che nel frattempo era salita in serie A e aveva conquistato due “salvezze” in maniera piuttosto agevole.
Anche in questo caso però, i lusinghieri risultati sul campo non si riflettono su quelli economici. Tutti i bilanci della squadra chiudono con importanti perdite di esercizio: rispettivamente € 7,3 milioni nella stagione del campionato 2016-2017, € 22,3 milioni nel 2016-2017, € 9,4 milioni nel 2018-2019 e € 30,8 milioni nel 2019-2020 (il bilancio di quest’ultimo esercizio non è mai stato reso pubblico e non risulta depositato al Registro delle Imprese). In 5 campionati sono in totale € 71,5 milioni di perdite.
I “magnifici sette”, nel settembre 2020, cederanno il 90% delle quote del Parma Calcio 1913 alla holding di Krause Gruppo Gentile S.r.l., unitamente alla società Progetto Stadio Parma S.r.l. grazie alla quale hanno in precedenza depositato in Comune il progetto del nuovo Tardini insieme con Impresa Pizzarotti & C. S.p.A.
Il “miliardario” cinese
Nel momento in cui si prospetta la promozione in serie B e si concretizza la necessità di importanti investimenti, i soci parmensi di Nuovo Inizio cedono prima il 30% delle quote del club, per poi arrivare al 60%, al “miliardario” cinese Jiang Lizhang.
Presentato dalla Gazzetta di Parma come uno degli uomini più ricchi della Cina, Lizhang versa oltre € 27 milioni nelle casse della società e nell’autunno successivo alla promozione della squadra in serie A lascia la presidenza del club, che ritorna nelle mani dei soci parmensi di Nuovo Inizio, per poi scomparire nel nulla.
Dal 2020 Lizhang è come se non fosse mai esistito, sui motori di ricerca non si trovano più notizie. Si sa solo che risulta ricercato dalla polizia tributaria spagnola e che ha una procedura di fallimento avviata a Hong Kong nei confronti della “società madre” Link International Ltd.
Degno di nota è che nell’operazione che riguarda l’ingesso di Lizhang nel Parma Calcio 1913, i soci di Nuovo Inizio, pure scesi a una quota di minoranza, mantengono il controllo su ogni decisione che riguarda lo stadio e il centro sportivo di Collecchio.
“Decisioni su stadio e sue eventuali evoluzioni … e centro sportivo … saranno legate al consenso della quota locale.”
Marco Ferrari, conferenza stampa Parma Calcio 1913, 21/6/2017
Inoltre, con l’avvento di una nuova proprietà, ci si aspetterebbe un minimo di discontinuità, invece tutto il management del club — in particolare amministratore delegato, direttore sportivo e allenatore — resta sostanzialmente invariato.
“Ci sarà continuità nel management … non soltanto perché lo prevede l’accordo di gestione… ma perché il ruolo che hanno svolto Roberto d’Aversa, Daniele Faggiano e Luca Carra è stato accettato anche dai nuovi soci.”
Marco Ferrari, conferenza stampa Parma Calcio 1913, 21/6/2017
Il miliardario qatariota
Il carosello dei miliardari, veri o presunti tali, non si ferma. Verso la fine della stagione calcistica 2019-2020, con il club del Parma che in soli 5 campionati ha registrato € 71,5 milioni di perdite e i debiti che al 31/3/2020 hanno già superato abbondantemente € 100 milioni, ecco apparire il qatariota Al Mana, che avrebbe dovuto acquisire il 51% del club per € 63 milioni pagando in comode rate in 5 anni.
Di nuovo, come per Lizhang, con il prospettato avvento di una nuova proprietà, ci si aspetterebbe un minimo di discontinuità nel management del club, invece gli azionisti di Nuovo Inizio tengono a precisare in via preventiva che rimarrebbe tutto invariato per diversi anni.
La vicenda Al Mana si sgonfia nel corso della stessa estate 2020.
L’inizio dell’era Krause
Neanche un mese dopo entra in scena Krause, che dopo una rapidissima trattativa con i soci di Nuovo Inizio, svoltasi in gran segreto a Parma tra il 24 e il 26 agosto, il 18/9/2020 sigla a Milano il suo ingresso nella compagine sociale del Parma Calcio 1913 con la quota del 90%.
Per l’operazione Krause corrisponde € 27 milioni ai vecchi soci e si accolla l’ingente indebitamento del club, compreso quello dovuto ai debiti sportivi: a settembre 2020 scadevano infatti i prestiti a riscatto obbligatorio di Roberto Inglese (€ 21,8 milioni) e di altri calciatori acquisiti in precedenza. Nuovo Inizio rimane nella società con il 9%, Parma Partecipazioni Calcistiche all’1%.
Il 9/9/2020, cioè qualche giorno prima della firma dell’atto con Krause a Milano, i soci di Nuovo Inizio depositano in Comune il primo progetto di rifacimento del Tardini, quello annunciato il 31/12/2019 dall’allora presidente del club Pietro Pizzarotti, che prevede l’abbattimento (a carico del Comune) del plesso scolastico Puccini-Pezzani per fare spazio al nuovo stadio. Progetto sul quale l’Amministrazione comunale, ancora prima che venisse depositato in Comune e mentre la trattativa tra i soci di Nuovo Inizio e Krause era in pieno svolgimento, esprime pubblicamente un incondizionato parere favorevole.
Quell’intervento totalmente inappropriato del vicesindaco Marco Bosi non fa che confermare quanto il progetto immobiliare dello stadio fosse determinante per la trattativa e la buona riuscita della vendita delle quote della società di calcio.
La “pioggia d’oro”: 100 milioni “pronto cash”
Con l’avvento di Krause inizia l’era della “pioggia d’oro” su club e stadio. Ecco che “pronto cash” arrivano € 100 milioni: € 27 milioni vanno ai soci di Nuovo Inizio per la vendita del 90% delle quote e € 73 milioni conferiti a titolo di finanziamenti soci (si veda la relazione sulla gestione al bilancio consolidato del 31/12/2020 di Parma Calcio 1913 S.r.l.) per fare fronte al gravoso indebitamento accumulato dalle precedenti gestioni, che fanno esattamente la cifra tonda di € 100 milioni.
Un passaggio di quote con molte domande senza risposta
Molte, tuttavia, sono le questioni controverse che riguardano l’ingresso di Krause nella compagine sociale del Parma Calcio:
- La società Parma Calcio 1913 S.r.l. di cui Krause ha acquisito il 90% non è la stessa società costituita il 30/6/2015 dai soci di Nuovo Inizio. L’attuale società Parma Calcio 1913 S.r.l. risulta infatti costituita il 30/8/2020, cioè subito dopo la conclusione della trattativa di fine agosto che ha portato all’ingresso di Krause nella compagine sociale del club.
- Prima del passaggio delle quote a Krause, avvenuto il 18/9/2020, i soci di Nuovo Inizio effettuano un’operazione del tutto inusuale nel mondo del calcio. Cambiano il nome della società Parma Calcio 1913 S.r.l. in Nuovo Inizio Partecipazioni S.r.l., costituiscono una nuova società Parma Calcio 1913 S.r.l. (che infatti ha partita IVA differente) e poi effettuano un conferimento d’azienda dalla prima alla seconda, alla quale viene trasferito anche il titolo sportivo. Come mai si è resa necessaria un’operazione così inconsueta? Perché nessun organo di stampa ne ha parlato?
- Ma quell’operazione confligge con le norme della Federazione che impediscono la cessione del titolo sportivo: “in nessun caso il titolo sportivo può essere oggetto di valutazione economica o di cessione” (NOIF, art. 52, comma 2). Il titolo sportivo può essere ceduto soltanto in caso di fallimento della società calcistica o in caso di non ammissione al campionato di competenza per mancanza dei requisiti economico-sportivi. Tale divieto, tuttavia, non è escluso che possa essere derogato in via straordinaria dal Presidente della Federazione. Perché Gabriele Gravina ha avvallato quell’operazione? Perché la stampa non ne ha dato notizia?
- Il bilancio dell’esercizio 1/7/2019-30/6/2020 della società Parma Calcio 1913 S.r.l., l’ultimo della gestione di Nuovo Inizio prima dell’arrivo di Krause, non è mai stato reso pubblico e non risulta depositato al Registro delle Imprese. Come mai, anche su questo punto, la stampa non ha mai scritto nulla? Notizie di stampa (Gazzetta dello Sport) riportano che il club del Parma ha chiuso i conti al 30/6/2020 con una perdita di € 30,8 milioni. È evidente quindi che la situazione di forte squilibrio nei conti del Parma Calcio 1913 si era creata prima dell’arrivo di Krause. A prova di ciò basta rilevare che appena 3 mesi e mezzo dopo il suo ingresso nel club, a mercato calciatori chiuso e senza alcuna operazione straordinaria, la società chiude il bilancio di fine 2020 con € 175 milioni di debiti e un patrimonio netto negativo di € -15,5 milioni, ovvero un’esposizione debitoria effettiva di oltre € 190 milioni.
La situazione attuale
Il resto riguarda le vicende più recenti del club di calcio e dello stadio:
- Dall’arrivo di Krause alla fine del 2022, il Parma Calcio 1913 ha registrato a bilancio € 210 milioni di perdite. La previsione per il 2023 è di altri € 80 milioni di rosso. In soli 3 anni e 4 mesi sono € 290 milioni di perdite.
- Il costo di realizzazione del nuovo stadio, dal primo progetto presentato in Comune il 9/9/2020 al definitivo presentato il 13/9/2023, è lievitato da € 54,6 milioni per 22.000 posti a sedere a € 138,4 milioni per 20.986 posti a sedere. Un aumento del 153% quando, nello stesso arco temporale, ISTAT rileva un aumento dei costi di costruzione del 14%.
- Il progetto in corso di esame della Conferenza dei servizi dichiara un valore dell’investimento di € 168,8 milioni, con una previsione di volume di affari (desumibile dal piano economico finanziario) di € 1,35 miliardi in 87 anni. Valori sui quali il Comune, grazie al contratto di partenariato pubblico privato in project financing, sarà vincolato mani e piedi per l’intera durata della concessione.
- Il piano economico finanziario del progetto è basato su ipotesi di costi e ricavi di gestione che non reggono alla più elementare prova dei fatti. Costi sottovalutati e ricavi sopravvalutati non potranno fare altro che generare significativi squilibri nei conti di gestione dello stadio. Chi ripianerà, anno dopo anno, per 87 anni, quel disavanzo?
- Tra società di calcio e progetto stadio si tratta, ad oggi, di oltre € 600 milioni di impegno finanziario sul quale non risulta esserci alcuna apparente prospettiva di rientro.
Se ciò non bastasse, è evidente l’insanabile criticità di uno stadio collocato in un’area assai limitata e fortemente interclusa dagli insediamenti edilizi al contorno. Gli edifici privati confinanti per quasi tutto il perimetro rendono di fatto impossibile qualsivoglia futuro ampliamento ritenuto necessario per garantire il “mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario” della gestione per l’intera durata della concessione a meno di smantellare il plesso scolastico Puccini-Pezzani e la scuola d’infanzia Fantasia e permettere di costruire nel contiguo parco pubblico Giacomo Ferrari.
È sufficiente leggere l’art. 27 “Equilibrio economico finanziario” e l’art. 28 “Riequilibrio economico finanziario” della bozza della convenzione depositata in Comune il 12/9/2023 con i documenti del progetto definitivo per comprendere la portata dei rischi a cui si sta sottoponendo la città. In caso di mancato raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario della gestione, dette clausole, all’ombra della “pubblica utilità” dell’opera e del contratto di costruzione e gestione in project financing, vincolano l’Amministrazione comunale a contribuire al riequilibrio in favore del privato per tutta la durata della concessione. Se il Comune non ha soldi, dovrà cedere altri beni immobili pubblici.
I rischi del project financing tra pubblico e privato sono già stati evidenziati nel nostro precedente intervento dal titolo Stadio Tardini: tra il privato e il Comune, alla fine chi pagherà il conto?
Una riflessione per i nostri Amministratori pubblici
Certo i politici e dirigenti dell’Amministrazione comunale non hanno bisogno dei nostri consigli. Tuttavia, la frequenza con cui la squadra di calcio ha cambiato assetto negli ultimi 10 anni — si sono avvicendate ben 7 proprietà e 11 presidenti — i risultati economici fortemente negativi — sono € 380 milioni di perdite complessive con tutti i bilanci in rosso dal 2015 a fine 2023 — e il piano economico finanziario del progetto definitivo del nuovo Tardini basato su ipotesi palesemente inverosimili, sono fatti che sollevano più che legittime preoccupazioni. Si tratta del maggiore appalto pubblico dal dopoguerra, per il quale il Comune, quindi tutti noi, i nostri figli, nipoti e pronipoti, saremo legati mani e piedi per quasi un secolo. A fronte di una cambiale di tale entità, qualche garanzia e tutela in più dovrebbe essere pretesa nei confronti del privato d’oltreoceano che oggi guida il club di calcio e intende realizzare il progetto del nuovo stadio.