Recentemente, su alcuni quotidiani on-line cittadini, è apparsa la notizia di un abboccamento tra la proprietà del Parma Calcio 1913 ed esponenti del Comune di Parma, per valutare l’acquisto del Tardini da parte di Krause invece della concessione del diritto di superficie per 90 anni.
Notizia poi frettolosamente commentata dal sindaco Michele Guerra, con una scarna dichiarazione presa da un video di taglio amatoriale, in cui asserisce che il Comune non è intenzionato a vendere lo stadio, ma non smentisce che l’Amministrazione comunale non abbia avuto un confronto con Krause sulla questione concessione o vendita.
Chi ha interesse in questo momento a intorbidire le acque già limacciose dell’iter che riguarda il progetto del nuovo Tardini? Riesce difficile pensare che le testate giornalistiche che hanno diffuso la notizia l’abbiamo inventata di sana pianta.
Cosa comporterebbe il passaggio dalla concessione alla vendita del bene pubblico?
Per prima cosa provocherebbe il quarto stop dell’iter progettuale, ma soprattutto il probabile azzeramento dell’intero iter procedurale, per via che la cessione del bene stadio non era prevista nel progetto preliminare valutato in sede di Conferenza dei servizi, da quando è stato depositato il primo progetto il 9/9/2020.
Stop tutti generati in un ambito “intraneo” al soggetto proponente (il Parma Calcio 1913) e all’ente destinatario della proposta (il Comune di Parma) e per nulla ascrivibili, come invece certa stampa locale ama far credere, a intralci causati da cittadini, comitati, associazioni, opposizioni in Consiglio comunale o “NIMBY” contrari al progetto:
- II primo stop avvenuto il 15/12/2020, col ritiro da parte di Krause del primo progetto, depositato in Comune il 9/9/2020 dalla società di scopo Progetto Stadio Parma S.r.l. controllata da Nuovo Inizio (Guido Barilla, Giampaolo Dallara, Mauro Del Rio, Marco Ferrari, Angelo Gandolfi, Giacomo Malmesi, Paolo e Pietro Pizzarotti) con socio l’Impresa Pizzarotti & C.
- Il secondo stop il 3/12/2021, quando la Segreteria Generale del Comune ha fermato l’iter per asserita mancanza dei requisiti del proponente Parma Calcio 1913.
- Il terzo stop il 22/10/2022, con la decisione della Giunta, scavalcando il Consiglio comunale, di avviare il “percorso partecipativo” sul progetto del nuovo Tardini. Iniziativa implausibile e pretestuosa in quanto concepita a progetto non solo già depositato, ma che aveva pure incassato la delibera di pubblico interesse da parte del Consiglio comunale, e con la perentoria dichiarazione del sindaco Michele Guerra che escludeva tassativamente il tema “delocalizzazione dello stadio” dal dibattito. Percorso, costato ai contribuenti € 21.960, che ha avuto inizio il 17/12/2022 e si è concluso il 31/1/2013.
Come mai a 2 anni e mezzo dal deposito in Comune del primo progetto (era il 9/9/2020) e dopo una procedura istruttoria durata 248 giorni per ottenere la dichiarazione del pubblico interesse del secondo progetto depositato in comune il 21/5/2021, si rimanderebbe ogni decisione sul nuovo stadio con la conseguenza di dover rifare tutto da capo?
Krause ha veramente pronto il progetto definitivo e lo vuole portare avanti?
Ci sono forse difficoltà a trovare fondi e finanziatori per il nuovo stadio Tardini, come pare stia avvenendo col suo progetto “gemello” a Des Moines?
C’entrano forse i problemi riportati recentemente dall’agenzia di stampa Reuters, cioè che la famiglia Krause sta valutando con la banca J.P. Morgan Chase & Co. se cedere le principali società del gruppo, la Kum & Go (1) e la Solar Transport, se non sarà in grado di far fronte a una onerosa operazione di ricapitalizzazione?
È chiaro a tutti che il Parma Calcio, dalla sua rifondazione nel 2015, ha registrato perdite per un totale di quasi € 300 milioni, di cui € 210 milioni nei soli 2 anni e 4 mesi dal subentro di Krause al timone del club, costringendo le diverse proprietà che si sono avvicendate alla guida del club a sottoscrivere continui conferimenti in conto capitale e prestiti per garantire la continuità aziendale?
Siamo sicuri che non ci siano difficoltà a reperire fondi e finanziatori per il progetto del nuovo stadio, sia per la situazione in USA, riportata dalla prima agenzia di stampa del mondo, sia per i risultati economici in perdurante perdita del Parma Calcio 1913, sia per il fatto che la stessa società di consulenza ingaggiata dal Comune (costata € 48.068 ai contribuenti) per valutare il Piano Economico Finanziario del progetto del nuovo stadio nell’ambito della Conferenza dei servizi, ha espresso parere negativo con autorevoli e documentati rilievi. Parere poi inspiegabilmente non considerato dal RUP per determinare l’esito del procedimento istruttorio?
Se veramente Krause volesse realizzare lo stadio, a prescindere che ottenga la concessione del diritto di superficie o ne acquisisca la proprietà, come può il suo progetto essere accostato, da una certa stampa, alla vicenda di Bergamo, dove Antonio Percassi ha acquisito e sta ristrutturando l’impianto sportivo dell’Atalanta, mantenendo intatta circa l’80% della struttura, conservando gran parte del valore originario dell’immobile, quindi non per raderlo al suolo e ricostruirlo da zero?
Cosa acquisirebbe Krause? Un bene municipale, che a bilancio del Comune vale € 55,6 milioni, che l’amministrazione comunale non potrà più utilizzare come garanzia per ottenere prestiti bancari per finanziare progetti pubblici a beneficio della collettività, per ridurlo in macerie e, se troverà i soldi, in due o tre anni, forse, ne ricostruirà uno nuovo?
Si è visto come la cessione della proprietà o la concessione durevole di uno stadio pubblico nell’ambito di un progetto di finanza di un soggetto privato non sempre genera benefici economici per la società di calcio che ne è titolare. Basta percorrere 27 chilometri sulla strada consolare S.S. 9 (via Emilia) per vedere come il fallimento di un progetto del genere abbia portato alla vendita dell’impianto sportivo all’asta fallimentare col passaggio di proprietà dello stadio a una squadra di un’altra provincia (il Sassuolo).
Perché forse non è chiaro a tutti, cittadini e tifosi, che in caso di fallimento della società con lo stadio di proprietà privata, al “paesello” non se ne andrebbe solo l’imprenditore fallito, ma anche la “casa del Parma calcio”, ossia lo stadio Tardini.